LA PROBLEMATICA

La pesca artigianale nella Laguna di Lesina, come in altre lagune del Mediterraneo, conserva una lunga tradizione con un elevato valore socio-economico, coinvolgendo diversi attori e portatori d’interesse sia direttamente (pescatori) che indirettamente (turisti, popolazione, ristoratori, politici).

La pesca è principalmente condotta utilizzando postazioni fisse, c.d. paranze, a cui sono annesse trappole scarsamente selettive, c.d. bertovelli, il cui uso incontrollato nel tempo ha condotto alla contrazione delle popolazioni ittiche sia nella taglia che nel numero di specie.

La mancata selettività di questi attrezzi di pesca determina, oltre alla cattura di specie di valore commerciale (tra cui spigole, orate, cefali, latterini e anguille) anche un’elevata incidenza di catture accessorie che si riflette, in ultima analisi, in una considerevole quantità di scarti.

Il rigetto di specie non di interesse commerciale, insieme a giovanili sottotaglia non commerciabili e a individui adulti ma danneggiati, rappresenta una pratica diffusa a livello mondiale ed è ampiamente riconosciuto come argomento prioritario per la conservazione degli ecosistemi marino-costieri e per la sostenibilità delle pratiche di pesca.